La grande sera – Giuseppe Pontiggia

“Lui è scomparso e tu stai portando il lutto”.

Dopo la visione di un film, e di un film violento, scivolare in un libro è piacevole e forse necessario. Anche i libri, però, suscitano cinestesia: un tipo diverso da quella dei film, che monta più lentamente e può manifestarsi in un tempo più lungo, per tutti i giorni dedicati alla lettura: è il caso, ad esempio, de La grande sera.

Tutti i personaggi aspettano che il fulcro di questa vicenda, un uomo scomparso, ritorni tra loro o almeno sperano discoprire un dettaglio, un indizio per capire: perchè è sparitoLa grande sera racconta le reazioni che questa assenza suscita nelle persone che popolano le pagine del libro. La mia reazione virtuale più frequente è stata quella di chiudere il libro di scatto e scagliarlo contro il muro, andare dall’autore e dirgli che è un po’ paraculo, soprattutto quando mete in bocca ai personaggi i suoi pensierie le sue riflessioni sulla vita – molto acute, in verità, e sempre pertinenti coi personaggi stessi e i loro rapporti. Una sensazione di cinestesia assassina giustificata, legittima, ma molto soggettiva. Riconosco infatti che la struttura della storia genera curiosità, anche se non è accompagnata da una suspense irresistibile, da una voglia spasmodica di voltare pagina. Questa curiosità più pacata ma ugualmente stimolante nasce dal fatto che sono molti i personaggi in cerca di protagonista, che inizialmente sembrano non avere nulla in comune e sembra superfluo perdersi nelle vite di ciascuno, nelle loro riflessioni e paure derivate da quel mistero. Questo laborioso processo serve però a scavare nel loro intimo, che reagisce in maniera sempre diversa. Il loro denomnatore comune, però, è il disinteresse per le sorti dell’uomo scomparso, declinato in tanti modi diversi e a loro modo coerenti coi personaggi, a una riflessione attenta.

Il finale riverva una sospresa originale e necessaria al tempo stesso, come il buon Aristotele e i manuali di sceneggiatura prescrivono. Sul resto del libro… non tutti approverebbero. Io si. Del resto, seppur molto gradevole, La grande sera non è una narrazione popolare.


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